Intervista a Bruno Prestagiovanni, Consigliere regionale per il Pdl
Vice Presidente

Un’eventuale vittoria del centro destra aprirebbe la strada al federalismo, che cosa comporterebbe questo?
Beh, io posso dire ciò che mi piacerebbe succedesse. Quello che auspico è una regione vicina alle esigenze dei cittadini e del territorio, una regione che programmi servizi sul territorio, una regione che promuova lavoro, ricchezza, così da favorire lo sviluppo e la crescita economica.
Federalismo non significa solamente una gestione del quotidiano sulla base delle risorse stanziate dal governo centrale, è da intendersi, piuttosto,  come un processo che sia in grado di innescare una trasformazione della società, rispettandone, al tempo stesso, le peculiarità, le specificità territoriali, e valorizzandole. Immagino anche la promozione di una rete turistica efficiente, il che significa più servizi sul territorio, anche perché il problema, nel Lazio, non è certamente quello di richiamare i turisti, ma semmai di garantirne la permanenza; e infine immagino una capitale che sia capace di fare sistema con tutta la provincia, così da poter offrire al visitatore anche itinerari al di fuori del tradizionale circuito turistico; penso alle tante bellezze artistiche e paesaggistiche nei dintorni di Roma.
Questo davvero produrrebbe occupazione e ricchezza, ma è necessario pensare anche alle infrastrutture, e non mi riferisco soltanto ai collegamenti, ma anche ad una copertura totale per quel concerne i sistemi di comunicazione.

Parliamo dei problemi che affliggono la piccola impresa nel Lazio, quali strategie metterebbe in campo per far fronte alla situazione?
Certamente il primo passo è quello di promuovere iniziative che favoriscano l’occupazione, e in questo senso il turismo è senz’altro il settore trainante; molte possibilità sono offerte anche dal terziario, perciò si dovrebbe incrementare l’offerta dei servizi. Infine è indubbiamente necessario intervenire per favorire il rapporto tra la piccola impresa e il sistema del credito. E’ importante che la Regione sia messa nelle condizioni di investire, non soltanto sulle tecnologie, ma anche sulla progettualità; il territorio deve essere in grado di supportare nuove idee, nuovi progetti; bisogna scommettere sul futuro.
Il federalismo si può realizzare soltanto con una classe politica che comprenda davvero le possibilità intrinseche che esso offre.

Parliamo adesso della sanità; ci sono dei buchi enormi, Lei e la sua coalizione che strategie pensate di mettere in campo?
E’ un argomento che va senz’altro affrontato, non soltanto perché bisogna poter garantire a tutti il diritto alla salute, ma anche perché, in qualità di responsabili dell’amministrazione , noi politici dobbiamo fare i conti con un settore che fa circa il 60% del bilancio regionale. Va rilevato che le risorse economiche investite nel campo sanitario sono ingenti, tuttavia si perdono in mille rivoli. Ciò che non funziona è il sistema organizzativo, sono necessari una redistribuzione delle responsabilità e un incremento dei controlli sull’erogazione dei servizi. La Regione deve, inoltre,  riappropriarsi della programmazione sanitaria, che non deve essere delegata a un terzo soggetto.
E’, poi, indispensabile intercettare i bisogni sanitari sul territorio, ovvero individuare quali servizi possono essere erogati sul territorio stesso, magari dal medico di base o dagli ambulatori; infine bisogna poter garantire delle prestazioni convenzionate di qualità.
A questo punto mi piacerebbe parlare anche del problema dei rifiuti..

Benissimo. Parliamone..
E’importante affrontare l’argomento in termini di responsabilità regionale, perché fin’ora i tentativi dei singoli comuni non hanno dato risultati soddisfacenti.
Una possibile soluzione potrebbe essere quella di realizzare una Public Company, protagoniste le istituzioni, affiancate da partner pubblici e privati. Quando parlo del pubblico mi riferisco anzitutto all’Ama, azienda di riferimento in Italia nel campo dello smaltimento dei rifiuti, e poi alla Cea, dal momento che il tema della termo combustione è strettamente connesso a quello dell’energia; mentre ai partner privati verrebbe affidata la gestione.

Nell’ambito di questo ipotetico progetto, che ruolo assegna alle istituzioni, immagina una partecipazione maggioritaria o minoritaria?
Le istituzioni cui mi riferisco sono la Regione, il Comune e la Provincia, con una partecipazione minoritaria, ma con il potere di indirizzo e controllo.

Anche la raccolta differenziata rientra nel ciclo di smaltimento dei rifiuti..
Si, certo, ma a questo proposito bisogna fare un’attenta valutazione delle spese che essa comporta. Per esempio, sono anzitutto necessarie le infrastrutture, e poi bisogna valutare se davvero funziona. Dai dati di recenti sondaggi sembrerebbe che legno e carta non siano più appetibili. A costo di risultare impopolare, devo dire che non è detto che la raccolta differenziata rappresenti l’unica soluzione possibile, ci si potrebbe rivolgere alle nuove tecnologie.

Insomma Lei immagina una Regione fondata sulla ricerca e la tecnologia..
Si, dobbiamo sfruttare i così detti cervelli italiani.

Quei cervelli che, invece, sono costretti a fuggire all’estero..
E’ vero, proprio per questo ritengo necessario avviare un sistema virtuoso che crei le condizioni favorevoli per trattenerli sul territorio.

Parliamo del nucleare. Il Governo centrale avrebbe già individuato, nel Lazio, due siti per le centrali: Montalto di Castro e Castelforte..
Sinceramente non mi appassiona la questione del nucleare; io eviterei di investire su questo, mi assumo la responsabilità politica di quello che dico, ma punterei di più sulla termo combustione. Peraltro bisogna pensare che in alcuni casi la conversione dei siti avrebbe un costo notevole, prendiamo in considerazione il caso di Montalto di Castro, esso è nato per il nucleare, successivamente è stato riconvertito..e adesso bisognerebbe convertirlo nuovamente? Sicuramente, comunque, quello del nucleare è un argomento su cui tornare a riflettere.

Si, oltretutto bisogna tenere presente che le nucleari producono soltanto il 6% dell’energia necessaria al fabbisogno nazionale..
Parliamo della campagna elettorale, una donna a destra e una sinistra..
Beh, direi che la candidatura della sinistra è stata una risposta a quella della destra.

Che ne pensa della candidatura di Renata Polverini?
Anzitutto mi fa piacere che il centro destra abbia candidato una donna, così finalmente si toglierà di dosso la fama di partito maschilista; possiamo, anzi, vantare una classe dirigente in rosa.
Mi piace molto la Polverini, parla in maniera semplice di questioni complesse, è una persona solare, riesce a stabilire un particolare feeling con l’interlocutore.

Perché dovrebbero votare per Lei?
Perché metto la faccia in quello che faccio, ho alle spalle venticinque anni di impegno politico elettivo, vivo il rapporto con il territorio e i cittadini e interpreto la politica come una forma di impegno civile e sociale. Infine credo in valori fondamentali quali il rispetto, la lealtà, la collaborazione.

E’possibile visionare il video dell’intervista al seguente link: Italialivetube

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